Parlando de cose serie, Il menù già è una orgasmica digressione dalla noia che può provare chiunque, entro un certo margine de povertà,abbia una discreta conoscenza dell’offerta ristorativa romana.
“Qui non esistono antipasti, primi e secondi. Qui si condivide, si mangia in ordine sparso, si seguono le stagioni, si vive un’atmosfera.”
È quello che potremmo definire il manifesto di Pastificio San Lorenzo, il verbo che un personale attento e preparato sparge nella grande sala, dove campeggia la scritta “Pastificio Cerere”.
Dopo un piacevole consulto enologico che ci ha portato a innaffiare il pasto con n’ber Beaujolais 2020, le nostre scelte, rigorosamente in “ordine sparso” ci hanno portato su un delizioso trittico di particolari concetti culinari.
Al netto delle sbavature tecniche, l’esperienza è eccellente.
Già mangiare qualcosa in grado di scatenare feroci dibattiti, conditi da disquisizioni tecniche in grado di durare ben più del tempo di una sigaretta, ci dice che Pastificio San Lorenzo ha la rara e preziosa capacità di regalare emozioni.
Tartare di agnello affumicata, alici, cipollotto caramellato e pecorino
Il piatto nel suo complesso è ottimo, anche se personalmente ci è sembrato di trovarci davanti a una battuta di agnello piuttosto che una tartare, visto la moderazione del condimento. La qualità della carne era speciale, gradevolmente tagliata ar coltello. L’ impiattamento non ci è piaciuto, ma capiamo che non ha molto senso impegnarsi se poi er piatto lo servi nel buio più totale. Alici non pervenute.
Sgombro bruciato,panna acida e cachi caramellato
Il vero protagonista del trittico è sicuramente lui, e anche qui, nonostante ci aspettassimo uno sgombro BRUCIATO , non caramellato, il risultato finale ci ha lasciato piacevolmente sorpresi.
Ovetto, pak-choi,fonduta di Parmigiano Reggiano e noce moscata
Fuori podio nonostante gareggino solo tre piatti. L’unica delusione della serata.
I primi sono i degni portabandiera del nome Pastificio, ci hanno fatto volare, siamo decollati con un’ottima carbonara, continuando per un superbo piatto de Spaghettoni di cozze, aglio nero e cedro, fino alle Fettucelle di ragù bianco e castagne affumicate (piatto che ci è piaciuto più nella sua concezione piuttosto che nella realizzazione) . Co la panza piena e i pantaloni stretti, solo la particolarità dell’offerta dei dolci ci ha donato il coraggio necessario per ordinarli, zigzagando dai tre cioccolati (un tentativo ben apprezzato di creare un mars gourmet) a uno spiazzante semifreddo all’anice, carote caramellate e liquirizia.
A fine serata è chiaro che quella di Pastificio San Lorenzo è un’esperienza che non si può non consigliare, considerando anche che le sbavature tecniche sono ampiamente giustificate da un prezzo decisamente economico se correlato a ciò che il menù offre. Se trovate qualcun’altro che co du spicci abbia n’offerta cosi particolare e variegata, fateme n’fischio.
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