La Castagna

Storia di un frutto nato povero e la sua scalata sociale verso la Nobiltà

Sebbene la castagna sia oggi categorizzata come un bene di lusso, la storia di questo frutto è lunga e travagliata.

La sua ascesa verso la nobiltà è di fatto iniziata con un lunghissimo periodo di precariato.

Ironia della sorte, quello che nei tempi moderni è un prodotto che si può permettere solo chi ha le chiappe ben foderate da spessi fogli verdi, infatti, era una volta considerato uno degli alimenti simbolo della povertà. La sua ampia diffusione, insieme alla mancanza di concorrenti diretti, la elesse, prima della scoperta dell’America, principale fonte di sostentamento dei poracci di tutta Europa.

Anche se non è più di uso comune, la farina di castagne è un ottimo sostituto del mais, e può essere utilizzata per fare una nutriente polenta, oltre che per rinforzare a livello proteico le farine più convenzionali. Oggi la sua importanza è perlopiù legata alla celiachia, essendo priva di glutine, ma un tempo era considerata, da un punto di vista sociale, la soluzione contro la fame e i periodi di carestia.

Fu proprio per questo che Matilde di Canossa,dopo aver preso il potere nel 1076, inventò un metodo di disposizione dei castagneti che massimizzava il rendimento, sfamando facilmente così le popolazioni rurali prima dell’avvento della patata. La Gran Contessa di Toscana gettò inconsapevolmente le basi per l’ascesa sociale della castagna, proprio i suoi studi aprirono la strada alla selezione mendeliana del frutto che,nel 1500, da simbolo di povertà diventò protagonista del classismo di quel periodo. Infatti nel XVI secolo l’abbondanza di zucchero favorì l’invenzione del “marrone” caramellato.

Non è chiaro se il Marron Glacé fu inventato alla corte del Duca di Savoia Carlo Emanuele I da un cuoco Cuneese oppure a Lione, quello che è certo è che la sua complessa e lunga lavorazione lo resero a uso esclusivo della nobiltà. Fu così che si rese chiara la contrapposizione fra la natura povera della castagna e quella nobile del suo parente prossimo “marrone”.

L’unico frutto dell’amor, è la castagna, è la castagna

Fu Isidoro di Siviglia il primo ad attribuire proprietà afrodisiache a questo frutto, paragonandole “per via della loro forma” ai testicoli maschili. Arrivò ad affermare che l’etimologia della parola castagna derivi dal verbo “castrare” visto che secondo la sua (abbastanza conturbante) fantasia quando si apre il riccio per estrarre i frutti gemelli, l’operazione che si compie ricorda quella della castrazione.

Proprio per questo le castagne si consideravano afrodisiache se macerate o lessate con il vino per tutto il Medioevo, usanza che si evolse nell’abitudine di donare “marron glacé” alle dame nel corso del Settecento. Regalare grosse castagne trasformate in dolcetti glassati equivaleva di fatto a una forma di corteggiamento che sottintendeva significati tendenzialmente maliziosi.

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